Si dice che la passione non abbia età. L’esempio per antonomasia, in questo caso, lo offre Giorgio Verità, papà di Alessandro che, da diversi anni, guida nel doppio ruolo di presidente-allenatore lo Sporting Salionze, squadra amatoriale militante nel campionato Csi. Giorgio di anni ne compie 80, e, per l’occasione, papà e figlio si sono resi protagonisti di un emozionante cambio di testimone nell’ultima giornata del torneo. Giorgio infatti è sceso in campo nei dieci minuti conclusivi della sfida, indossando la fascia di capitano e andando vicino prima a procurarsi un rigore, poi sfiorando il gol del 6-1, partita poi terminata 5-1 proprio a favore dello Sporting Salionze. Una passione viscerale quella tramandata di padre in figlio, come racconta Alessandro: «Mio papà ha allenato il Peschiera femminile tanto tempo fa, nel mentre io ho girato parecchio, abbiamo preso due strade diverse. Poi», prosegue, «nel 2003-2004 presi il Deportivo (squadra amatoriale, ndr), da lì ho preso le redini e ho fatto presidente, allenatore, sponsor e tutto. Sono passati ormai quasi vent’anni». L’aiuto della famiglia indispensabile per Alessandro: «Mio papà e mio fratello mi danno molto una mano. Visto che era l’ultima di campionato ho pensato che sarebbe stato bello fargli un regalo, avrebbe compiuto a breve 80 anni. Fosse stato per me l’avrei fatto giocare anche di più ma», afferma simpaticamente, «mi sarei dovuto subire le ire di mia mamma e mio fratello. Una volta entrato in campo ha quasi rischiato di far gol. Si mantiene sempre in forma», prosegue Alessandro, «ha sempre giocato a calcio, ha fatto l’allenatore in Serie A femminile negli anni 70-80. Io ho appreso da lui e mi sono tirato su le maniche». Uno stato di forma invidiabile quello di Giorgio Verità, che si dice pronto a scendere in campo ancora una volta. «Erano un paio d’anni che stavo pensando di voler dare due calci al pallone», racconta Giorgio, «e, quest’anno, visto che sono nei miei 80, ho pensato di voler giocare l’ultima partita di campionato, dieci minuti, perché fisicamente mi sento ancora bene e non è detto che magari non giochi ancora qualche altra volta degli spezzoni perché, alla fine», afferma con orgoglio, «a volte si fa più bella figura a 80 anni che 40». «Mi sono divertito, ho anche quasi rischiato di prendere un rigore e di fare gol contro la New Team (gli avversari, ndr), per questo ringrazio mio figlio Alessandro per avermi consentito di scendere in campo. Ci siamo dati il cambio di testimone», conclude Giorgio, «da papà allenatore a figlio allenatore, ringraziando anche l’altro mio figlio, Michele, che ci segue sempre». •.
Cambio... in famiglia Entra il papà di 80 anni
