Una vita a caccia di talenti. Con gli occhi in ogni categoria, la memoria ferrea, il fiuto di chi scorge quel che altri non vedono. Mauro Annechini è tra i direttori sportivi più longevi del dilettantismo veronese. Gli esordi al Crazy per imparare il mestiere, ventitre anni, intensi e lunghissimi, legato all’Alba Borgo Roma. Infine la Virtus, dov’è da quattro anni al servizio della Promozione. Sempre sul pezzo Annechini: pochi nominativi, tra i candidati alle tre categorie del Pallone d’oro sfuggono alla sua vasta conoscenza. Mauro, una vita da direttore sportivo. Più facile fare mercato oggi o in passato? «Dipende da cosa vuole la società. I fattori che incidono sono sempre quelli: aspetto economico, obiettivi, impianti a disposizione. Il giocatore fa sempre una valutazione globale. E poi l’allenatore conta al settanta per cento».
Come incide il profilo di un allenatore in tema di mercato?
Il modo di lavorare e di rapportarsi col gruppo fa la differenza: non c’è un metodo universale, ma è universalmente vero che se non c’è sinergia tra le idee e le risorse a disposizione si fa poca strada.
Lunghissima è la lista di tecnici passata sotto la sua egida. Guardiamo ai profili emergenti, chi sono nel Veronese? Ed ancora corretto definirli così?
Sì, è corretto perché nei tecnici giovani vedo fame, voglia di capire come evolve il loro ruolo nell’evoluzione del calcio. Inutile e fuori dal tempo rimanere fermi. I più meritevoli a Verona sono Filippo Damini (Vigasio), Cristian Soave (Breno) e Jodi Ferrari (ex Valgatara e Sona, oggi fermo,ndr).
Passiamo alla giuria tecnica: focus sulla zona oro. Il suo podio?
Sopra tutti metto Ignacio Shults. L’ho avuto alla Virtus, dov’è esploso ed è diventato il goleador di oggi. Era una punta troppo volenterosa: correva ovunque ma attaccava poco l’area. Ha capito che uno come lui deve incidere. Oggi è una punta completa, con richieste anche da club di blasone.
E sul secondo gradino del podio chi inseriamo?
Nicolò Borin del Vigasio: si è fatto le ossa a San Martino, è un uomo di sostanza. Poi Cecchini del Valgatara: una sicurezza tra i legni.
Una domanda a bruciapelo. Nella Virtus di Serie C giocano regolarmente Faedo, Talarico e Casarotto pescati dall’Eccellenza. C’è un profilo che potrebbe emularli?
Quello di Cesare Bazzerla. Lo abbiamo noi alla Virtus. È un difensore centrale di grande impatto fisico. E poi...
Poi?
Cristian Odogwu, sempre nostro: può percorrere le orme del fratello Raphael. Punta che abbina fisicità a buona tecnica, i margini di miglioramento sono ampissimi. Ha già richieste da categorie superiori: metto lui in testa al podio della zona argento.
Seconda e terza piazza invece?
Al Pia dell’Audace: il miglior centrale difensivo della Promozione. Ho sempre cercato di portarlo all’Alba quando ero là, senza mai riuscirci. Poi Dolcemascolo del Borgo.
Il punto sui colleghi: il diesse emergente?
L’esempio è Fabio Brutti: è partito dal Caldiero, ha vinto e convinto, oggi è al Verona. C’è un perchè. Poi mi piace come lavora Gilioli del Castelnuovo.
Quanto incide un diesse nell’economia di una stagione?
Dipende dalla categoria, ad ogni modo sempre parecchio e non solo per il mercato. Dalla Promozione in su non puoi sbagliare le quote: chi ha conoscenze si accaparra i migliori. Il mercato degli under è materia delicata, devi vederli per capire chi prendi. Non bastano le referenze.
Terminiamo con l’ultimo podio: il trio della zona bronzo?
In testa un talentuoso: Piva del Borgo San Pancrazio. Poi, sempre del Borgo, mi piace Castellini. Infine un mio vecchio pallino: Butucaru dell’Arbizzano, vale più della Seconda. •.
Annechini esalta Shults «Punta completa: è il top»
