Cinquant'anni tra Lugo e Grezzana, un tempo rivali, oggi riunite sotto la stessa bandiera. Giocatore, allenatore, dirigente, presidente, direttore sportivo: non c'è un ruolo che Domenico Veronesi non abbia ricoperto in società. A settantasei anni nessun freno lo allontana dal campo di una vita: segue l’attività di tutta la filiera, dai più piccoli alla prima squadra, di cui è direttore sportivo. I giocatori li conosce per nome e per vissuto: non c'è volto, tra i tesserati, che gli sfugga. Veronesi, per indole e curriculum, è uno degli ultimi rappresentanti del dilettantismo più puro: a Lugo, la squadra di calcio rappresenta ancora il territorio. Il movimento scaligero lo conosce bene: dalla Terza alla D segue tutto quel che riesce, s'informa, si confronta. Per la giuria tecnica de Il Pallone d'Oro potrebbe stilare tre podi per categoria.
Domenico, per lei la passione non conosce tempo. Il segreto per tenerla viva?
«Il contatto coi giovani: mi rallegra, mi fa sentire vivo. Vedo gli allenamenti in settimana, parlo coi ragazzi, li seguo alla domenica. Molti di loro sono stati promossi in prima squadra. Da bimbi li ritrovo uomini e atleti di buon livello. La politica del RealGrezzanalugo è nota: prima il territorio. Qui funziona che è un piacere».
Cinquant'anni tra Lugo e Grezzana in ogni ruolo possibile. A chi darebbe il Pallone d'Oro a chi ha indossato i suoi colori?
«Francesco Sandrini, uno che dava del tu alla palla. Con molti giocatori dei suoi anni mi ritrovo ancora a cena: è il bello del calcio dilettante.
Conosce molto bene il panorama dilettantistico veronese. Partiamo con la giuria tecnica: in cima alla lista chi c'è?
«Pietro Gecchele del Sona: per duttilità è uno dei difensori più completi della D. Categoria in cui è già un fattore».
C’è un giocatore-esempio nei suoi eletti?
«Sì, Tommaso Cappelletti del PescantinaSettimo: lo metto terzo nel podio della zona oro. Ha un tocco di palla che ormai non si vede più da tempo. Poi non gli difettano dedizione e attaccamento ai valori veri del calcio per me rimane un top tra i top».
Un giovane finuto in rampa di lancio?
«Alessandro Pimazzoni del Caldiero: centrocampista duttile, con attitudine all'inserimento da dietro. Sa impostare il gioco ma anche andare a rete. Lo metto secondo nel mio podio per l'oro».
L'allenatore da panchina d'oro?
«Matteo Biroli dell'Audace. Primo motivo: sa far giocare a calcio le sue squadre. L'impronta è evidente, nessuno può dire il contrario. Secondo motivo: provate a portar via i giocatori all'Audace...quasi impossibile. Ha costruito un'identità di gruppo degna d'altri tempi. Gli faccio un grande plauso».
Il tecnico evergreen?
«Qui non ho dubbi, perchè l'ho conosciuto bene: Antonio Ferronato del Pedemonte. Un signore della panchina, grande lavoratore. Gli auguro di salvarsi in Promozione: lo merita».
Il trio della zona argento in un colpo?
«Pavan del Bevilacqua: esterno imprendibile, già in doppia cifra. Profilo fuori categoria. Herber dell'Audace, ha giocate che sciolgono la neve. Infine un portiere da punti: Bonato del Team Santa Lucia».
In questo momento rimane la Prima, la dimensione del RealGrezzanalugo?
«La dimensione è e sarà la categoria in cui sarà possibile fare il meglio con i ragazzi del territorio. Questa resta semppre la base di partenza dei nostri pensieri».
Terminiamo con il trio della zona bronzo, direttore.
«Tre ragazzi che ho avuto con me e che abbraccio con affetto: Cinquetti della Juventina, Montolli del Lessinia e Abedi della Juventina Valpantena».
«Gecchele è completo Cappelletti tra i top Ferronato, un signore»
